Da Una sola luce blu, di Sara Cerri, DM edizioni

Voglio raccontare di Wendy. Wendy che allacciò una storia stravagante. Conobbe Peter, si appassionò a lui. Non c’è nulla di male nell’appassionarsi, vero? Succede, e spesso senza ragione quando meno ce lo aspettiamo. Wendy gettò le braccia al collo di Peter e, stretta a lui, le sembrò di avvicinare una piccola felicità, forse così, da sola. Succede anche questo a volte, e succede quando meno ce lo aspettiamo. Peter, infatti, il motivo della sua forte attrazione, le sfuggì lontano con le sue piccole ali. Si scrissero molte parole. Lui c’era e non c’era, era sì e era no (molto più no che sì), ma Wendy non sempre gli credeva. Lei lo riteneva sincero ogni volta che pronunciava dei consensi, che le chiedeva di volteggiare ancora insieme… non credeva a Peter quando le scriveva: “Vattene, vai via che non è un cielo per volare”. Succede anche questo, ma certo, succede, una passione si dice che sia cieca, per questo Wendy dimenticava tutti quei no. Per quel tormento, Wendy, al suo ritorno a casa, ha lasciato la finestra aperta. Il vento entrava e si portava via pezzi della sua casa e lei lo lasciava fare. Continuava a scrivere a Peter, da lontano, infreddolita. Lui rispondeva, a volte. Peter, nei suoi momenti sì, dedicava a Wendy parole dolci: scriveva di volerla incontrare, scriveva di volere un appuntamento sotto al grande lampadario di quella hall dove si erano incontrati, in quella piccola sala da pranzo con la moquette rossa sbiadita, le finestre ritinteggiate, che ricordava una certa Francia per il calore, per i colori. Succede anche questo, a Wendy è accaduto e Wendy ha raccolto le sue poche cose e sotto al lampadario è tornata, e sotto a quel lume si è fermata molte notti in sogno. Peter non l’ha raggiunta. Wendy lì, ad aspettare lui che non la raggiungeva mai. Succede nell’essere coerenti con se stessi, anche questo succede, lui era coerente con i suoi no… Wendy lo ha compreso. Ha ricostruito lentamente la sua casa e ha socchiuso la finestra. Aveva preso troppo freddo sotto a quel lume antico, nell’hotel disabitato dove si erano dati appuntamento, e gli incontri notturni non erano altro che incubi lattiginosi, veri e paurosi. Succede, anche questo succede. Di casa, Wendy, ne ha ricostruita solo una parte, perché, quando il vento distrugge qualcosa, è difficile ricomporre, soprattutto se non si ha voglia e se il nostro cuore è rimasto appeso a un lampadario con il gran desiderio di volare in un nuovo abbraccio. Wendy ha ricostruito la sua stanza, con una sola luce blu accesa. Sentiva calore a quella luce, le piaceva. E continuava a percepire, intorno a sé, odore di lui, come quando l’aveva tenuta tra le braccia, un odore che non sapeva dimenticare. E lui, Peter, alla fine, ecco che si è rifatto vivo, con un bisogno buffo di rotolarsi nei prati. Attraverso bigliettini sparati da un razzo nello spazio dove volava, diceva di desiderarla e di aspettare solo un cenno da lei. La casa di Wendy è ancora pencolante, basterebbe qualche nuova raffica per tirarla giù definitivamente e lasciarla decidere di volare via, ma Wendy è spaventata! Guarda ancora il cielo da cui ha raccolto i messaggi caduti dall’immenso spazio sopra di lei, che l’hanno riempita di attesa e di struggente desiderio. Ma quante volte ha pensato che ogni scritta dedicata a lei fosse solo frutto della sua immaginazione, perché sa quanto questa possa giocarle brutti scherzi. Wendy dorme rannicchiata in uno spicchio del lettone nella casa a metà e sogna ancora Peter, e sogna quella vecchia hall, quel lume, un ascensore, senza saper prendere una decisione. Di lei, Peter, si aspetta presenza, ma lei non sa. Di lei si aspetta volo, ma non sa. Di lei si aspetta un cenno del capo, un movimento delle spalle, ma lei non sa.

 

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