Difficile, certo, mi ha affascinato dalle prime pagine e l’ho amato.

L’inizio è una citazione del libro di Calvino, Il barone rampante:
“Non c’è niente che abbia senso, è tanto tempo che lo so. Perciò non vale la pena far niente, lo vedo solo adesso.”
Pierre Anthon, tredici anni, se ne esce con questa affermazione in un normale giorno di scuola, si alza e se ne va dalla sua classe per rifugiarsi su un albero (e anche qui, Calvino). La sua decisione crea grande stupore nei compagni adolescenti, e la completa indifferenza da parte degli insegnanti. Questo pensiero risuona dall’alto dell’albero di susine sulle teste dei compagni che vorrebbero riportare Pierre a terra, tra di loro, fargli capire che sbaglia, che il suo atteggiamento è vuoto, ma è inutile, e la loro reazione si trasforma in rabbia e voglia di dare prova a Pierre del contrario. Decidono perciò di mettersi alla ricerca del ‘significato’, del ‘senso’, perché convinti che un senso esiste, e Pierre è un nichilista e si sbaglia, mentre loro sono certi che vale la pena di sognare, di vivere. Da qui la decisione di costruire una catasta di ‘significato’, per Pierre e per loro stessi. I ragazzi sono completamente abbandonati dagli adulti, e lentamente la loro idea e il loro mondo si spingono verso un futuro crudele e inquietante.
Non voglio dirvi di più.

Niente, di Janne Teller – nella foto -, Feltrinelli editore, 2014